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COMPOSIZIONE NEGOZIATA PER LA SOLUZIONE DELLA CRISI D’IMPRESA

1 Dicembre 2023 | Di |

ISTITUTO NUOVO E POCO USATO, MA CHE PUÒ ESSERE UN’OPPORTUNITÀ

Uno strumento per evitare, laddove le condizioni lo consentano, che la situazione di squilibrio economico aziendale sfoci in una situazione irreversibile di crisi o di insolvenza: è nata con queste finalità la Composizione negoziata per la soluzione delle crisi d’impresa.

Se ne è parlato questa mattina nel seminario che ha coinvolto l’ente camerale, avvocati, commercialisti, imprese e professionisti e che si è svolto nella sala Maggiore della Camera di commercio Venezia Giulia.

“A due anni dall’introduzione di questo strumento – ha detto il presidente, Antonio Paoletti –  ormai possiamo affermare con certezza che lo stesso esplica tutta la sua efficacia e potenzialità se la procedura di composizione negoziata della crisi viene avviata, da parte dell’impresa, in uno stadio della crisi non ancora troppo avanzato, consentendo alla stessa – con l’ausilio dell’esperto – di intraprendere un percorso di rilancio, virtuoso e continuare ad operare nel mercato. È necessario, però, promuovere l’utilizzo di questo istituto che al momento non è ancora ben conosciuto dagli imprenditori”.

“È una procedura che tiene conto delle esigenze degli operatori e che può portare a risoluzioni rapide”, ha rimarcato in apertura del convegno il giudice Giovanni Sansone che ha coordinato l’incontro.

Al seminario particolarmente partecipato e ricco di contenuti, hanno preso parte Laura Ilaria Neri, vice presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli Esperti contabili di Trieste, e il presidente di quello di Trieste, Alfredo Pascolin, nonché il presidente dell’Ordine degli avvocati di Trieste, Alessandro Cuccagna.

La composizione negoziata, affidata da due anni alle Camere di commercio, sta iniziando a dare i suoi frutti. Lo strumento introdotto dal legislatore solo due anni fa, ha già contribuito a salvare oltre 100 aziende dalla Crisi economico-finanziaria e contribuito a tutelare oltre 6.500 posti di lavoro, senza considerare il vantaggio indiretto alle centinaia di aziende della filiera. 

“Servono ancora – ha ribadito Sandro Pettinato, vice segretario generale di Unioncamere – due importanti passaggi per renderla ancora più appetibile:  potenziare le misure premiali, introducendo la possibilità di una transazione dei debiti col fisco e gli enti previdenziali (per le sole aziende con concrete possibilità di risanamento) e, per quanto riguarda il rapporto con il sistema creditizio, interpretare correttamente le norme di vigilanza bancaria europea che spesso rischiano di precludere la possibilità ad un accordo con le banche”.

Figura fondamentale del procedimento è l’esperto. “Il procedimento – di carattere prevalentemente stragiudiziale – è attivato mediante richiesta alla Camera di commercio – ha ricordato l’avv. Enrico Guglielmucci – nel cui ambito territoriale si trova la sede legale dell’impresa di nomina di un esperto, tra quelli iscritti nell’apposito albo (professionisti iscritti agli albi dei commercialisti, avvocati e consulenti del lavoro di comprovata esperienza nel campo della ristrutturazione e altri soggetti che abbiano svolto funzioni di amministrazione in imprese interessate da operazioni di ristrutturazione). L’esperto ha il compito di agevolare le trattative tra l’imprenditore, i creditori e gli altri soggetti eventualmente interessati, al fine di individuare una soluzione per il superamento delle condizioni di squilibrio”. Va ricordato, comunque, che durante la Composizione negoziata la gestione ordinaria e straordinaria permane in capo all’imprenditore.

Sull’importanza del “Piano di risanamento” è intervenuto il commercialista Matteo Montesano, che ha inteso evidenziare “che la costruzione del piano di risanamento è un processo che presuppone la presenza di requisiti minimi organizzativi e di una situazione patrimoniale ed economica aggiornata e che deve muovere dall’analisi delle cause della crisi al fine di delineare le strategie di intervento idonee al suo superamento. Il processo di redazione del piano dovrà permettere alla fine di determinare i flussi finanziari prospettici che possono essere posti a servizio del debito esistente e che necessita di essere risanato. In definitiva, il piano di risanamento – ha concluso –  funge da perno su cui poggiano le trattative tra l’imprenditore ed i vari soggetti interessati al risanamento ed in cui l’esperto indipendente svolge il ruolo di facilitatore”.

Di particolare interesse il contributo del presidente dell’Abi Friuli Venezia Giulia, Lorenzo Sirch all’incontro organizzato a due anni dall’avvio della composizione negoziata e a un anno e mezzo dall’entrata in vigore del Codice e che ha consentito ai diversi soggetti interessati di confrontarsi su una delle principali sfide che la normativa in questione affronta, ossia il risanamento dell’impresa.

“Il D.Lgs. 83/2022 ha inciso – ha illustrato Sirch –  significativamente sull’impianto iniziale del Codice della crisi d’impresa (Ccii), inserendo all’interno del Codice la disciplina della composizione negoziata in sostituzione delle procedure di allerta. La ratio della sostituzione delle procedure di allerta con la composizione negoziata risiede probabilmente nella volontà del legislatore di approntare un meccanismo, sempre di allerta, ma meno invasivo per il debitore e con conseguenze meno “pesanti” nell’ipotesi in cui non si arrivi ad un’ipotesi di ristrutturazione.

L’obiettivo è comunque quello di agevolare il risanamento delle imprese, di quelle imprese che, pur trovandosi in condizioni di squilibrio patrimoniale o economico-finanziario tali da rendere probabile la crisi o l’insolvenza, hanno le potenzialità necessarie per restare sul mercato.  L’obiettivo del risanamento e del mantenimento della continuità aziendale – conclude il presidente dell’Abi Fvg – si affianca all’ulteriore sfida di rendere le procedure più veloci ed efficienti contribuendo così ad una riduzione dei tempi della giustizia civile. In quest’ottica è evidente il forte legame tra gli obiettivi del Ccii e quelli della riforma del processo civile, legame esplicitato anche nel Pnrr, nell’ambito della più generale riforma della giustizia civile”.

Ma come si arriva alla conclusione della procedura? “Le negoziazioni, coadiuvate dall’esperto, con le parti interessate al risanamento dell’imprenditore posso avere come risultato un esito positivo oppure negativo della fase della composizione, conducendo, nel primo caso, a una soluzione negoziale della crisi e, nel secondo caso, al ricorso da parte dell’Imprenditore a uno strumento di regolazione della crisi o dell’insolvenza che non presuppone un preventivo raggiungimento di un accordo con i creditori”, ha invece precisato il commercialista Karim Fathi.