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La parola ai numeri Archivi - Pagina 2 di 2 - Venezia Giulia Economica

Venezia Giulia: imprese in tenuta

11 Marzo 2019 | Di |

A CURA DELL’UFFICIO STATISTICA

Lo stock complessivo di attività imprenditoriali della Venezia Giulia – in termini di unità locali (sedi di impresa, sedi secondarie, filiali, ecc.) – constava al 31 dicembre del 2018 di 34.520 unità registrate delle quali 30.423 attive. Il tasso di attività, espresso dal rapporto tra unità locali attive e registrate, risultava pertanto dell’88,1%.

Limitando l’analisi alle sole unità locali attive la disaggregazione fra i diversi settori economici evidenzia la netta prevalenza del Commercio (27,0%, e 16,9% in particolare il commercio al dettaglio), seguito dalle Costruzioni (14,6%), dai Servizi di alloggio e ristorazione (11,8%) e dal comparto manifatturiero (8,2%). Il settore primario conta per il 5,6%, il secondario per il 23,6%, il terziario infine per il 70,8%. La composizione della struttura imprenditoriale delle due province presenta notevoli similitudini anche se a Gorizia è attribuibile un maggiore peso del settore primario (10,1% rispetto al 2,6% di Trieste) mentre a Trieste risulta una più elevata concentrazione di imprese di servizi.

Il confronto rispetto all’anno precedente, in termini di unità locali attive, mostra andamenti divergenti a livello dei due territori: se Trieste fa registrare un aumento di 65 unità, Gorizia mostra una diminuzione di 85.

di Roberto Zavan

Espresso, un giro d’affari che sfiora i 7 miliardi di euro a livello nazionale

25 Settembre 2018 | Di |

I dati del Cento studi della Fipe parlano chiaro: il caffè è sempre in cima alle preferenze degli italiani

Il caffè resta il prodotto di punta dei bar italiani, con un giro d’affari annuo di circa 6,6 miliardi di euro, pari a quasi il 32,5% del fatturato totale di queste attività commerciali. È questo uno dei dati maggiormente rilevanti della Mappa dell’espresso in Italia realizzata dal Centro Studi della Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe). Sorseggiare un buon caffè continua a essere, infatti, uno dei momenti fondamentali della giornata degli italiani. Un’abitudine ampiamente diffusa su tutto il territorio e spalmata nel corso della giornata. Un simbolo dell’italianità nel mondo e un momento di condivisione e aggregazione al quale gli italiani non vogliono certo rinunciare.

Se si guarda alla distribuzione del consumo al bar nel corso della giornata, infatti, il 19% degli italiani la mattina fa colazione bevendo soltanto una tazzina di caffè, mentre il 49,3% nel più classico dei modi lo beve al mattino per iniziare la giornata, magari insieme ad un cornetto o altro, il 37% invece se lo concede durante le pause, soltanto il 9,2% a pranzo, mentre il 4,6% dopo cena. Analizzando, invece, la distribuzione per tipologia di bar delle tazzine servite in un giorno tipo si nota come ci sia una sostanziale uniformità numerica: si va, infatti, dalle 170 tazzine servite nei bar multipurpose alle 220 servite nei lunch bar, passando per le 200 consumate nei bar non specializzati e le 202 nei morning bar; fanalino di coda gli evening bar con 85 tazzine consumate.

Ma quanti sono i bar in attività lungo lo Stivale? Secondo il Centro Studi della Fipe nel 2017 erano 149.154 con un volume di affari di 18 miliardi di euro e concentrati principalmente in alcune regioni: Lombardia (16,9%), Lazio (10,4%), Campania (9,6%), Veneto (8,4%) e Piemonte (7,2%). Per quanto riguarda la tipologia di esercizio, prevalgono i breakfast e morning bar (30%), seguiti da bar generalisti (24%), lunch bar (17%), bar serali (16%) e bar multifunzione (14%).

Secondo l’Ufficio Studi Fipe gli italiani si recano al bar soprattutto per fare colazione: 5,4 milioni di persone consumano qui tutti i giorni il primo pasto della giornata, con una spesa media di 2,40 euro. A pranzo invece si parla di 1,3 milioni di persone, con una spesa media di 7,50 euro. Venendo invece agli atti di acquisto, i prodotti maggiormente consumati al bar sono bevande calde (36,6) – e il caffè qui gioca un ruolo di primo piano – bevande alcoliche e aperitivi (13,3), brioches (12,6), prodotti cosiddetti “d’impulso” come snack e gelati (10,8), bevande analcoliche (10,4), acqua minerale (8,8) e infine panini o piatti (7,5).

Sul fronte occupazionale il bar italiano conferma il proprio fermento: i numeri Fipe sulla ricerca di personale parlano di 9.900 baristi. Il settore mostra sempre un andamento in “rosa”, con la componente femminile in prevalenza rispetto a quella maschile (il 58% di lavoratrici dipendenti contro il 42% di lavoratori dipendenti). Il 79% dei dipendenti è di nazionalità italiana, mentre i dipendenti di nazionalità straniera si attestano sul 21%.

Porto di Monfalcone in tenuta nel primo semestre 2018

25 Settembre 2018 | Di |

Il porto di Monfalcone, negli ultimi dieci anni, ha registrato una continua crescita sino a raggiungere il proprio record storico nell’anno 2016 con 4.635.875 di tonnellate movimentate, risultato consolidatosi nel 2017 con 4.633.411 tonnellate.

Il primo semestre del 2018 segnala una sostanziale tenuta dei traffici rispetto al medesimo periodo dell’anno 2017 limitandosi ad una lieve flessione del -3,59%, con un tonnellaggio totale movimentato pari a 2.242.248.

Maggiormente interessante è l’andamento delle principali merceologie dello scalo: a un’ottima ripresa tendenziale della cellulosa, con un incremento del 21,8%, si contrappone una contrazione dei prodotti siderurgici che segnano un calo del -8,3%, dei minerali combustibili solidi, con un calo del -9,1%, e delle autovetture che registrano un decremento di circa il 4,7% sul numero complessivo di unità movimentate sullo scalo.

L’analisi congiunturale, condotta in relazione al secondo semestre del 2017, conferma le buone performance della cellulosa, in crescita di oltre il 17%, annulla il trend negativo emerso dal dato tendenziale relativo ai prodotti siderurgici, portandolo ad una sostanziale costanza, amplifica la flessione dei minerali combustibili solidi, indicando un calo della merceologia pari al -22,86%, e inverte il segno della variazione relativa alle unità di autovetture movimentate sullo scalo, con un aumento del 4,5%.

Analizzando i dati statistici del primo semestre del 2018, possiamo apprezzare la stabilità delle merceologie trattate: i prodotti siderurgici confermano il proprio primato rappresentando il 50% del traffico dello scalo, a seguire la cellulosa con oltre il 21%, i minerali combustibili solidi con il 15,50% e le autovetture che “pesano” sul tonnellaggio totale movimentato per il 5,56%.

Da sottolineare, inoltre, la maggiore stabilità dei totali mensili movimentati nel primo semestre d’anno rispetto agli analoghi valori del 2017, testimoniata da una varianza della serie contenuta in circa un sesto del valore emergente dal medesimo calcolo sui dati relativi al primo semestre 2017, oltre che visibilmente riscontrabile nel grafico sotto riportato (Grafico 1 – Porto di Monfalcone – principali merceologie 2017 2018).

Sostanzialmente stabile il numero delle navi che hanno toccato il porto di Monfalcone con 367 unità nel primo semestre del 2018 contro le 372 nell’analogo periodo del 2017, di cui 163 battenti bandiera italiana, 34 panamense, 32 maltese e 18 dei Paesi Bassi, per citarne le più frequenti.

Stefano Bevilacqua

Vg, secondo trimestre con il segno “+”

25 Settembre 2018 | Di |

L’ANALISI DELL’UFFICIO STATISTICA

I dati resi noti da Infocamere relativamente al movimento delle imprese nel secondo trimestre del 2018 evidenziano saldi positivi, in linea del resto con gli andamenti nazionali, per le province di Trieste e di Gorizia.

Nel periodo considerato la provincia triestina ha visto 221 nuove iscrizioni di sedi di impresa a fronte di 197 cessazioni; per Gorizia invece 145 contro 131. Il saldo complessivo (iscrizioni-cessazioni) per la Venezia Giulia risulta dunque di +38.

Le sedi di impresa registrate complessivamente nelle due province al 30 giugno risultavano 26.494, delle quali 22.896 attive; erano 26.453 alla fine del trimestre precedente. La positività del periodo si riscontra anche nell’andamento delle unità locali diverse dalle sedi di impresa: 4.811 quelle registrate in provincia di Trieste (+42 rispetto al primo trimestre); 3.193 in provincia di Gorizia (+28). Il bilancio iscrizioni-cessazioni declinato in base ai settori di attività mostra diversi saldi negativi, il che è peraltro quasi inevitabile se si considera che gran parte delle iscrizioni riguardano ancora imprese non classificate che affluiranno ai settori di competenza solo con l’inizio dell’attività: in particolare si segnalano – per la Venezia Giulia – il Commercio, con 55 iscrizioni e 82 cessazioni, le Attività di servizi di alloggio e ristorazione (rispettivamente 26 e 36) e le Attività manifatturiere (14 e 28). Un saldo positivo, invece, si evidenzia per le Attività professionali, scientifiche e tecniche con 20 iscrizioni 10 cessazioni. La differenza, come detto, deriva dalle Imprese non classificate per le quali a 109 iscrizioni si contrappongono 11 cessazioni.

Rispetto a un anno prima risultano in forte calo le sedi registrate nel commercio (-177), costruzioni (-74), attività manifatturiere (-28); si individuano invece aumenti in particolare nelle attività professionali, scientifiche e tecniche (+26), noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (+14), altre attività di servizi (+13), servizi di informazione e comunicazione (+12). Il tessuto imprenditoriale continua dunque a modificare la sua struttura con una sempre maggiore incidenza delle attività di servizi.

Un’ultima interessante analisi è quella per classe di natura giuridica delle imprese. Al 30 giugno erano 14.281 le imprese registrate sotto forma di impresa individuale (53,9% del totale), 6.890 le società di capitale (26,0%), 4.595 le società di persone (17,3%), 728 infine le “altre forme” (cooperative, consorzi, ecc.). Il saldo iscrizioni-cessazioni risulta positivo per le imprese individuali (+51) e le società di capitale (+4) e leggermente negativo per le altre classi. Rispetto a un anno prima risulta invece nettissima la dicotomia tra l’aumento delle società di capitale (+150), la diminuzione di imprese individuali (-219) e società di persone (-142).

Mercato del lavoro con il segno (+)

24 Aprile 2018 | Di |

A CURA DELL’UFFICIO STATISTICA
A Gorizia crescono le donne e diminuiscono gli uomini

Secondo i dati diffusi dall’Istat nel 2017 le forze di lavoro (occupati + persone in cerca di occupazione) sono aumentate in provincia di Gorizia di circa 800 unità e in provincia di Trieste di circa 500; nella provincia isontina, peraltro, il risultato deriva dalla combinazione di un calo della parte maschile (-700) più che compensato da un rilevante aumento (+1.500) della parte femminile. L’occupazione comples­siva è aumentata in entrambe le provin­ce, +600 per Gorizia (ma con gli uomini in pesante regresso) e +2.600 per Trieste. I disoccupati (persone in cerca di occupa­zione) nel complesso sono aumentati di 200 unità a Gorizia e diminuiti di 1.900 a Trieste. Al di là di considerazioni sul­la qualità dell’occupazione, non desu­mibili da questi dati, rispetto al 2016 la situazione appare dunque notevolmente migliorata a Trieste mentre a Gorizia de­sta preoccupazione la situazione relativa agli uomini (1.000 occupati in meno e 400 inattivi in più, in questo aggregato rien­trano anche i cosiddetti “scoraggiati” che neppure cercano un’occupazione).

Il grafico evidenzia l’andamento del tasso di disoccupazione complessivo per Trieste, Gorizia e Italia nell’ultimo quadriennio. I tassi provinciali risultano ben inferiori al tasso nazionale, per Trieste il tasso attua­le risulta al livello più basso (6,0%) men­tre Gorizia raggiunge il 9,4%.

Roberto Zavan

Fallimenti in calo. Colpite le società

13 Marzo 2018 | Di |

LE IMPRESE INDIVIDUALI RISULTANO ESSERE LE MENO COINVOLTE

A cura dell’Ufficio Statistica

Nel quadriennio 2014-2017 le imprese interessate dall’apertura di una procedura di fallimento (e con esclusione di altre tipologie di procedure concorsuali) nella Venezia Giulia sono state 243, in particolare 111 in provincia di Gorizia e 132 in provincia di Trieste (grafico a fianco). La disamina per i diversi anni evidenzia un andamento piuttosto omogeneo, una trentina di fallimenti annui con l’eccezione dei 46 registrati nel 2015 per Trieste, con un calo piuttosto marcato nel 2017.

I settori di attività maggiormente interessati da procedure di fallimento, in termini assoluti, risultano naturalmente quelli più rappresentativi nel tessuto imprenditoriale: le Costruzioni e il Commercio, che nel complesso contano per circa il 50% dei fallimenti, e le Attività manifatturiere (17%). Escludendo un piccolo numero di non classificate le restanti imprese rientrano tutte tra le attività di servizi: i settori più segnati dai fallimenti nel periodo considerato sono le Attività immobiliari e le Attività dei servizi di alloggio e ristorazione.

Le procedure hanno interessato nella grande maggioranza dei casi imprese in forma societaria e solo marginalmente le imprese individuali. Secondo i dati dei Tribunali di Trieste e di Gorizia le procedure di fallimento, aperte anche prima del 2014, pendenti alla fine del 2017 erano rispettivamente 150 e 135.

Roberto Zavan

Energia e rifiuti: con Energia PMI e TASP sempre più trasparenza per le imprese

19 Febbraio 2018 | Di |

 

La presentazione del servizio nella sala Ritter della sede di Gorizia della Camera di Commercio Venezia Giulia

La Camera di Commercio Venezia Giulia lancia il servizio Energia PMI che mette a confronto le offerte dei principali fornitori di energia elettrica

Rifiuti: il conto più salato è quello dei ristoratori del capoluogo regionale

L’Osservatorio tariffe della Venezia Giulia, realizzato da REF Ricerche per conto della Camera di Commercio della Venezia Giulia, rilancia e si rinnova.

Sono due gli strumenti presentati questa stamattina, nella sede di Gorizia della Cciaa Vg, entrambi accessibili sul sito internet della Camera: il servizio Energia PMI, che mette a confronto i prezzi e le condizioni applicate alle PMI nei contratti di fornitura di energia elettrica, e l’aggiornamento 2017 del Tasp (Tariffe Servizi Pubblici), la piattaforma telematica grazie alla quale un’impresa può calcolare la spesa per il servizio di igiene urbana nel proprio Comune.

Energia PMI

Il mercato dell’energia è alla vigilia di una fase di profondi cambiamenti: secondo quanto previsto dal DdL concorrenza, dal prossimo 1° luglio 2019 verrà meno il servizio di Maggior Tutela e l’approvvigionamento di energia elettrica avrà luogo esclusivamente nell’ambito del mercato libero. Al fine di accompagnare gli utenti finali in questo delicato passaggio verso il mercato libero (si stima che in tutta la regione quasi un quinto dei volumi di energia elettrica transiti ancora per il mercato regolato), la Camera di Commercio della Venezia Giulia ha implementato un portale gratuito per permettere alle micro e piccole imprese di valutare in maniera semplificata e accessibile le offerte commerciali.

<L’obiettivo finale – ha spiegato il vicepresidente camerale, Gianluca Madriz – consiste nel permettere una più semplice comprensione del mercato e un aumento della consapevolezza nella selezione da parte delle PMI e, per questa via, di offrire alle imprese gli elementi per conseguire risparmi significativi sui costi di fornitura e competere più efficacemente sui mercati. Con il portale le imprese  possono infatti visionare le caratteristiche fondamentali delle proposte commerciali riferite ai principali operatori di mercato, sia sotto il profilo delle condizioni economiche che sotto quello degli aspetti più prettamente qualitativi del servizio offerto (dalla tipologia di prezzo alla durata del contratto, dalle modalità di fatturazione agli eventuali servizi a maggior valore aggiunto)>.

Il portale verrà aggiornato in tempo reale per rendere consultabili le offerte effettivamente sottoscrivibili e potrà configurare un servizio di prima assistenza alle imprese in vista della rimozione ex lege della maggior tutela. Il servizio è accessibile al seguente link: www.energiapmi.it/vgcamcom.

 Tariffe servizi pubblici

Nel corso della presentazione Fulvio Bersanetti di REF Ricerche ha anticipato che  è stato rilasciato l’aggiornamento annuale del Rapporto TASP 2017 (Tariffe Servizi Pubblici, http://veneziagiulia.repertoriotariffe.it). La piattaforma, avviata lo scorso anno dalla Camera di Commercio Venezia Giulia, consente alle imprese di ricostruire il costo del servizio rifiuti nel proprio Comune, di confrontarlo con quello degli altri Comuni limitrofi e di valutare la qualità del servizio offerto. Le ragioni dell’intervento in questo ambito della Camera di Commercio, che si sostanzia in un servizio di trasparenza del mercato per favorire scelte più informate e consapevoli da parte delle PMI, sono: in un contesto caratterizzato da un andamento solo moderatamente crescente dell’inflazione, i corrispettivi dei servizi pubblici locali hanno continuato a sperimentare tassi di crescita di assoluto rilievo.

I principali risultati: i ristoranti pagano il conto più salato

L’analisi ha consentito di mettere a confronto i costi sostenuti dalle imprese localizzate nel territorio giuliano con il resto del Friuli Venezia Giulia.

In ordine  per livello dei corrispettivi, Gorizia, Pordenone e Udine si collocano nella parte bassa della graduatoria nazionale, confermandosi tra le città più economiche per il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti. In questo contesto, l’eccezione è rappresentata proprio dal Comune di Trieste che al contrario staziona nella top 20 dei capoluoghi di provincia italiani più cari, con tariffe in lieve aumento rispetto allo scorso anno per quanto riguarda le utenze non domestiche. Ad esempio, il conto annuale per i ristoratori è di 5.080,00 euro, con circa 5.030,00 euro di media nazionale.

Bolletta dei rifiuti salata per la ristorazione anche in altri Comuni della provincia: 3.700,00 euro a San Dorligo della Valle, 3.600,00 a Gradisca di Isonzo, 3.500,00 a Monfalcone. Il conto si fa più leggero a Capriva del Friuli (816,00), Romans d’Isonzo (947,00) e Dolegna del Collio (1.115,00).

Tariffe significativamente più basse nelle altre principali città della regione, dove i ristoratori pagano in media 3.160,00 euro a Gorizia, 2.960,00 a Udine e 2.460,00 a Pordenone.

Passando ad esaminare le tariffe dei rifiuti per le altre tipologie di imprese, il punto dolente è la grande variabilità di costi fra le diverse tipologie di attività economica e tra Comune e Comune. Diversi elementi contribuiscono a spiegare i “gap”, tra cui l’ampiezza della popolazione servita, la diversa distribuzione dei costi tra categorie di utenza, un diverso grado di efficienza delle gestioni, le soluzioni organizzative adottate (modalità di raccolta, spazzamento e lavaggio strade, incidenza della raccolta differenziata/indifferenziata) e la dotazione impiantistica di trattamento e smaltimento.

A parità di consumi, per un albergo si passa dai 4.800,00 euro/anno di Trieste ai 1.400,00 euro/anno di Villesse, mentre per l’industria alimentare il dato massimo è quello di Duino-Aurisina con 8.335,00 euro/anno e il minimo quello di Dolegna del Collio, con 2.350,00 euro/anno. Variazioni più contenute per i parrucchieri, che spendono in media 390,00 euro/anno a Trieste e 260,00 euro/anno a Gorizia, 220,00 a Pordenone e 180,00 a Udine.

La dispersione della spesa è un fenomeno che interessa anche le utenze domestiche. Per una famiglia media di 3 componenti, la spesa finale passa da un minimo di quasi 160 euro nel Comune di Dolegna del Collio ad un massimo di circa 320 nel Comune di Monrupino. In questo quadro Udine e Pordenone rientrano nella top 10 dei capoluoghi di provincia meno cari. Considerando quindi una famiglia media di 3 componenti e una superficie di 108 mq la spesa a carico degli utenti è rispettivamente di circa 165 e 190 euro. Più elevata la spesa nei Comuni di Gorizia (260) e Trieste (300), ma comunque al di sotto della media nazionale(334).  Le tariffe del capoluogo triestino vedono una leggera diminuzione rispetto allo scorso anno che compensa il rincaro applicato invece alle attività commerciali. Si tratta comunque di variazioni molto contenute e attorno all’ 1%.

 

Buona la qualità del servizio: la raccolta differenziata migliora rispetto all’anno scorso, raggiungendo in media una percentuale prossima al 67%, oltre 10 punti sopra il dato nazionale, e meno distante da Veneto (73%), Trentino Alto Adige (70%) e Lombardia (68%).

Trieste e Gorizia tessuto imprenditoriale con notevoli similitudini

5 Febbraio 2018 | Di |

Al 31 dicembre 2017 le unità locali iscritte nel Registro camerale erano complessivamente 34.594

Lo stock complessivo di attività imprenditoriali della Venezia Giulia – in termini di unità locali – constava al 30 settembre del 2017 di 34.773 unità registrate delle quali 30.651 attive. Il tasso di attività, dato dal rapporto tra unità locali attive e registrate, risultava pertanto dell’88,1%.
Limitando l’analisi alle sole unità locali attive la disaggregazione fra i diversi settori economici evidenzia la netta prevalenza del Commercio (27,5%, e 17,1% in particolare il commercio al dettaglio), seguito dalle Costruzioni (14,9%), dai Servizi di alloggio e ristorazione (11,6%) e dal comparto manifatturiero (8,3%). Il settore primario conta per il 5,6%, il secondario per il 23,9%, il terziario infine per il 70,3%. La composizione della struttura imprenditoriale delle due province presenta notevoli similitudini anche se a Gorizia è attribuibile un maggiore peso del settore primario (10,2% rispetto al 5,6% di Trieste) mentre a Trieste risulta una più elevata concentrazione di imprese di servizi.
I dati più recenti disponibili sul valore aggiunto, ovvero l’incremento del valore che le imprese dei diversi settori apportano con l’impiego dei propri fattori produttivi al valore dei beni e dei servizi ricevuti da altri settori, risalgono al 2014. Le stime elaborate dall’Istituto Tagliacarne, nella configurazione al costo dei fattori, assegnavano alla Venezia Giulia un valore aggiunto di oltre 6.355 milioni di euro, attribuibili in particolare per il 22,7% al settore dell’Industria, per il 18,7% ai Servizi alle imprese, per il 12,1% ai Trasporti e spedizioni e per il 10,6% al Commercio. Si tratta, peraltro, di stime per difetto se si considera che un 7,4% viene assegnato all’Artigianato e un 2,8% alle Cooperative, categorie che naturalmente annoverano imprese operanti in settori disparati di attività economica.