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Il presidente Paoletti lancia il grido d’allarme delle imprese: «Liquidità! Liquidità! Liquidità!»

23 Aprile 2020 | Di |

Liquidità, liquidità, liquidità! È questo ciò che serve adesso e non dopodomani alle imprese. Tante le garanzie ma la realtà è che ancora nelle casse delle imprese non è arrivato nulla, mentre in Europa vari Paesi sono intervenuti con iniezioni immediate di “contante” nei conti correnti delle aziende.

I giorni passano e non basta il Decreto Liquidità per ridurre la rigidità di alcune Banche nazionali nell’erogare prestiti seppure garantiti attraverso i Confidi a o altri Fondi statali. La burocrazia ingessa lo sviluppo economico e complica la drammatica situazione che stiamo affrontando: è qui che si deve intervenire con una norma che elimini la burocrazia superflua che sta peggiorando l’emergenza.

Servono contributi a fondo perduto come ha anticipato il ministro Stefano Patuanelli con l’auspicio che nel Decreto di Aprile questa posta sia inserita con anche una soglia superiore ai 25.000 euro per quelli garantiti al 100%. Il Decreto Liquidità del Governo italiano è un primo passo ma serve molto di più e subito. La moratoria fiscale a tutti i livelli va estesa all’intero 2020, va azzerata la burocrazia e incrementata la cassa integrazione e le indennità a professionisti e lavoratori autonomi. È fondamentale avere la consapevolezza che le imprese del turismo, dei servizi, del commercio, dell’autotrasporto con annesse filiere come, ad esempio, l’abbigliamento e l’automotive contano decine di migliaia di realtà imprenditoriali a rischio chiusura.

Dal 12 marzo con il lockdown sono migliaia le imprese che non fatturano un euro pur avendo continuato a pagare fornitori, dipendenti e generando una liquidità in banca con segno negativo. Ebbene, a queste imprese, a detta degli Istituti di credito, non spetterebbero i 25 mila euro del decreto liquidità – che comunque non sono a fondo perduto, bensì un prestito con interessi – perché dall’importo devono prima essere detratti gli eventuali flussi negativi sui conti correnti. Ma dove andiamo così? Le Banche devono essere lungimiranti se vogliono far ripartire il mercato e non guardare solo al loro flusso di cassa in questo momento.

Sul fronte delle garanzie ci siamo mossi per tempo come Camera di Commercio attraverso i Confidi Trieste e Confidi Gorizia che assicurano al 100% e con l’Ente camerale che finanzia fino a 2.000 euro i costi per le pratiche necessarie all’erogazione. Ma tutto ciò, in alcuni casi sembra non sia sufficiente, non rendendosi conto che questo atteggiamento sta strozzando il Paese.

Il Covid-19 fa anche strage di imprese

Aumenta la mortalità nel 1.o trimestre

L’Ufficio Studi di Unioncamere ha certificato in questi giorni che ci sono quasi 30mila imprese in meno nei primi tre mesi del 2020, contro un calo di 21mila nello stesso trimestre del 2019. Il bilancio della nati-mortalità delle imprese tra gennaio e marzo di quest’anno risente delle restrizioni seguite all’emergenza Covid-19 e rappresenta il saldo peggiore degli ultimi 7 anni, rispetto allo stesso arco temporale. Si tratta di un dato che evidentemente si riflette anche a livello territoriale e settoriale. Gli effetti conseguenti allo stato di eccezionalità in cui l’economia reale si sta muovendo appesantiscono il risultato di un bilancio che nei primi tre mesi dell’anno chiude sempre in rosso per effetto delle chiusure comunicate sul finire dell’anno precedente. Anche sul nostro territorio il trend negativo viene confermato. Dai dati estratti dall’Ufficio Statistica della Cciaa Vg nel corso del primo trimestre del 2020 in provincia di Trieste si è registrato un flusso di 322 iscrizioni di nuove imprese che vanno a contrapporsi a 368 cessazioni non d’ufficio. Nel territorio di Gorizia, a sua volta, conclude il trimestre con 148 iscrizioni e 245 cessazioni. Lo stock di imprese registrate al 31 marzo era di 16.057 in provincia di Trieste (di esse 13.822 attive), in diminuzione di 56 unità rispetto alla fine del 2019; per Gorizia il dato risultava di 9.973 (8.598 le attive) con un calo di 93 sedi. Il tasso di decrescita è al -0,29% in provincia di Trieste e al -0,96% in quella goriziana, da confrontare con il -0,50% medio italiano e al -0,76% della regione Friuli Venezia Giulia nel complesso.

Aperture graduali e in sicurezza Settori che trainano la ripresa

Non sarà facile tornare alla normalità. Dovremo convivere con questo Coronavirus per molto tempo ancora, ma il confronto tra le Camere di Commercio, le Istituzioni comunali, regionali e nazionali, le Associazioni di categoria e sindacali è continuo e a buon punto per definire un percorso il più possibile sicuro per il tessuto sociale ed economico italiano. Per far sopravvivere l’economia nazionale va ripresa la produzione, sostenuto il settore edilizio, programmato un turismo degli italiani in Italia in grado di dare ossigeno al commercio, ai pubblici esercizi e al terziario nel suo complesso. Azioni che gli imprenditori con le indicazioni sanitarie delle autorità competenti, metteranno in campo a tutela della salute dei cittadini, di loro stessi e dei propri collaboratori.

Servirà tanto orgoglio italiano, quello che questa drammatica emergenza ha fatto rinascere dentro tutti noi!

Camera di Commercio Venezia Giulia e Associazioni di Categoria hanno fatto squadra comune in queste difficili settimane per l’economia del territorio. In queste pagine alcune informazioni e riferimenti utili sulle attività e servizi in corso per le imprese in tempo di Covid-19.