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Il Punto Archivi - Venezia Giulia Economica

Sull’energia a rischio la solidarietà europea

5 Ottobre 2022 | Di |

In queste ultime settimane abbiamo capito i motivi dell’aumento dei costi dell’energia. Innanzitutto, ora è ben chiaro che questo fatidico TFT (Title Transfer Facility) di Amsterdam (Olanda) è una borsa dedicata al commercio all’ingrosso del gas e che guadagna sugli scambi; che questa borsa è gestita dall’Intercontinental Exchange (Ice), la società americana che controlla anche la borsa di New York; che, grazie all’aumento delle quotazioni del gas, l’Olanda ha visto crescere in breve tempo il suo surplus commerciale con l’estero e, di conseguenza, il suo peso in Europa.

Sempre recentemente, abbiamo scoperto che la Germania è una grande cliente della russa Gazprom, con contratti di fornitura che a giugno 2022 consentivano ai tedeschi di pagare un terzo di quanto era dovuto dall’Unione Europea, Italia compresa. Venerdì scorso, quella Germania che per la sua importante dipendenza dal gas di Mosca si oppone all’applicazione di un limite al prezzo “price cap”, ha messo sul piatto 200 miliardi di aiuti di Stato per imprese e cittadini. Certo, stiamo parlando di una nazione indubbiamente forte, locomotiva del Vecchio Continente grazie ai rifornimenti a costo ridotto e ai trattamenti di riguardo con prezzi del gas più bassi di quelli praticati agli altri Paesi, che vuole continuare a fare i propri comodi. Ora, visto il peso economico acquisito, i tedeschi possono pensare solo ai loro interessi, dimenticando che alla riunificazione delle due Germanie hanno contribuito con centinaia di miliardi di euro i Paesi europei che avrebbero successivamente costituito l’Unione monetaria. Italia compresa.

Fare parte dell’Unione Europea presuppone un principio di solidarietà tra i Paesi membri, in particolare nei momenti di difficoltà. Lo avremmo dovuto capire durante la pandemia, che l’unica soluzione è una politica condivisa. Ben ricordiamo, ancora, i veti agli aiuti all’Italia messi in campo dai Paesi cosiddetti “frugali” con in testa quell’Olanda che ora sta diventando ricca con il gas alle stelle.

È indecente assistere al tira e molla se mettere o meno un limite solo al prezzo del gas importato dalla Russia, oppure sentire di ipotesi di utilizzo dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per mitigare i prezzi del gas, mentre questa situazione ormai insostenibile da mesi – non da giorni – sta falcidiando le aziende e impoverendo le famiglie. Se un’Europa deve esistere, questa Unione deve trovare una soluzione definitiva fissando un prezzo del gas unico per tutte le importazioni, partendo da quelle russe, ma anche per le forniture provenienti dagli Stati Uniti, piuttosto che dall’Egitto, dall’Algeria o da altri Paesi esportatori. Un “price cap” unico, che valga per tutte le importazioni e che sia finalmente indenne dalle speculazioni sui mercati finanziari collegati al TTF di Amsterdam. Dell’Europa dei “furbetti” ne abbiamo piene le tasche.

di Antonio Paoletti

Il processo di istituzione di Free Zones

9 Luglio 2021 | Di |

Il processo di istituzione di Free Zones si inserisce in un più complessivo sforzo che il nostro Paese sta conducendo per superare ritardi e inefficienze del sistema economico ed infrastrutturale

Se da un lato con il Decreto “Resto al Sud” il Governo ha assegnato alle Regioni del Mezzogiorno il compito di definire proposte di istituzione di Zone Economiche Speciali (ZES) sul loro territorio, con un percorso partecipato dagli stakeholder locali che si conclude con l’approvazione da parte della Presidenza del Consiglio di un apposito DPCM, dall’altro – attraverso la Legge Bilancio 2020 – ha previsto, ai fini del rilancio e dell’attrattività delle imprese collocate al Nord, l’attuazione delle Zone Logistiche Semplificate Rafforzate, unificando il requisito delle semplificazioni burocratiche previste per le ZLS (Zone Logistiche Semplificate), autorizzate solo al Nord, con quello degli abbattimenti fiscali delle ZES, autorizzate solo al Sud.

Nel contesto regionale che caratterizza il Friuli Venezia Giulia, la provincia di Gorizia è un territorio fortemente infrastrutturato, caratterizzato da un ottima rete ferroviaria, da un porto – quello di Monfalcone – che insieme ai 3 porti presenti nel bacino orientale (Capodistria, Trieste e Porto Nogaro), rappresenta un perno fondamentale per il sistema di trasporto regionale e per l’economia transfrontaliera, e da una complessa piattaforma logistica costituita, oltre che dal porto, anche dall’autoporto di Gorizia, dall’interporto di Cervignano del Friuli, dall’interporto di Trieste Fernetti e dall’aeroporto di Ronchi dei Legionari. È, inoltre, direttamente interessata dai grandi traffici e dai collegamenti internazionali e rientra pienamente nel processo di realizzazione delle reti TEN, in particolare, dei corridoi Mediterraneo e Adriatico-Baltico.

In quest’ottica, la provincia di Gorizia presenta tutte le caratteristiche per puntare all’istituzione di una ZLS rafforzata sul proprio territorio, considerando anche il quotidiano confronto con la concorrenza della vicina Slovenia, caratterizzata da fiscalità ed opportunità diverse. In tale contesto le Free Zone possono rappresentare un volano dell’economia goriziana, una via immediata per l’assorbimento di surplus di domanda di lavoro, e quindi contribuire alla diminuzione del tasso di disoccupazione nonché al miglioramento, nel medio e lungo termine, del livello di qualificazione della forza lavoro locale.

Con il report realizzato da Uniontrasporti, la Camera di commercio della Venezia Giulia ha delineato una serie di elementi di analisi – su scala territoriale e regionale – funzionali alla costituzione dell’istituto agevolativo meglio rispondente alle esigenze del territorio isontino, da poi mettere a disposizione degli enti responsabili della sua attuazione (Regione Friuli Venezia Giulia in primis).

Considerando le peculiarità dei diversi istituti agevolativi disponibili, la prima parte del report dedicata all’analisi degli elementi giuridico-normativi funzionali alla realizzazione delle Free Zone – come, ad esempio, le implicazioni a livello fiscale-doganale ed amministrativo- burocratico previste per le imprese già operative o di nuovo insediamento – appare basilare. Nell’ottica dell’attività a carico della Regione Friuli Venezia Giulia per la predisposizione del Piano di Sviluppo Strategico, le analisi contenute nella parte normativa saranno utilissime.

La seconda parte del report ha invece permesso di individuare una prima ipotesi di Zona Logistica Semplificata Rafforzata per il Friuli Venezia Giulia, sulla base di una analisi dei dati socioeconomici e territoriali, di un quadro conoscitivo delle infrastrutture di trasporto e di logistica presenti sul territorio di interesse e dei criteri di scelta delle aree industriali e delle nozioni geografico-funzionali previste dalla normativa.

di Antonio Paoletti, Presidente della Cciaa Vg

In un mondo sempre più smart vanno ridefinite le regole

28 Maggio 2021 | Di |

CON LE RAPIDE TRASFORMAZIONI INNESCATE DALL’EMERGENZA SANITARIA È NECESSARIA UN’EVOLUZIONE DELL’UTILIZZO DEGLI SPAZI ALL’INTERNO DELLA CITTÀ, DELLA MOBILITÀ URBANA ED EXTRAURBANA, DELLA NATURALE PREVISIONE DI POSSIBILI CRITICITÀ DOVUTE A PANDEMIE NEI PROSSIMI ANNI

Ormai la vita è diventata smart. Smart City, smart working, riunioni da remoto, digitalizzazione ovunque: i concetti che prima della pandemia animavano dibattiti, con l’avvento del coronavirus sono diventati realtà quotidiana. Ed è accaduto tutto nell’arco di poche settimane, con una svolta epocale. L’appuntamento, l’incontro, la riunione si sono trasformati in sessioni online sulle principali piattaforme per video conferenze. Gli uffici si sono svuotati e lo smart working ha garantito l’operatività di imprese e istituzioni durante la pandemia. Ma ora, con una campagna vaccinale intensa e una proiezione di ritorno alla vita normale che arriva a metà/fine estate, cosa accadrà?

Il timore reale è che indietro non si torna. Un colosso per Trieste, ma non solo, come le Assicurazioni Generali ha già annunciato attraverso la responsabile delle risorse umane, Monica Possa, che in futuro il cosiddetto lavoro agile interesserà in maniera modulare il 100% dei dipendenti. Va da sé che questo sarà un percorso intrapreso da molte imprese in Italia e nel mondo per il proprio futuro. Trieste, in particolare, risentirà di questo tipo di cambiamenti che coinvolgeranno ragionevolmente anche altre imprese del territorio, che con i loro numeri generano un notevole flusso di richiesta di servizi all’interno del centro città. Tutta la Venezia Giulia verrà coinvolta in maniera diretta da questa trasformazione. Dai pubblici esercizi che fino ad ora andavano a corrispondere alle naturali richieste di pranzi, aperitivi e cene, ai negozi e gli altri punti commerciali risentiranno in maniera importante di questa drastica diminuzione di fatturati. In particolare, poi, uscendo da un anno in cui le saracinesche abbassate sono state la regola piuttosto che l’eccezione, questo cambiamento potrebbe costringere alla chiusura centinaia se non migliaia di realtà aziendali solo sul nostro territorio.

Se a tutto ciò si somma la velocità con cui è cresciuto il commercio elettronico, mettendo al palo i negozi e la distribuzione tradizionale, si intuisce quanto sia stato duro e inesorabile il colpo inferto dal Covid-19 all’economia del terziario. È ora corretto affermare che tutto questo mondo va ripensato, vanno trovati gli strumenti e gli interventi necessari ad accorciare le distanze tra il prima e il dopo, senza essere passati attraverso il durante. Non si può cambiare il corso degli eventi, ma certo è fondamentale definire una equa e giusta tassazione per le multinazionali del commercio elettronico, riequilibrando le disuguaglianze che la totale assenza di tributi per i più grandi ha generato a danno delle Pmi del nostro Paese.

Da tempo mi occupo a livello nazionale del tema del commercio elettronico e già nel 2019 come Confcommercio nazionale presentammo al Governo italiano un Libro bianco sul tema. A quel tempo, almeno in Italia, l’online registrava ancora numeri inferiori rispetto al resto dell’Europa, ma già allora chiedemmo un intervento per sollecitare un’equa tassazione in ambito comunitario. Ora, con la pandemia, il balzo del commercio elettronico è stato fulmineo, raggiungendo livelli impensabili solo un anno fa. Il monopolio delle grandi multinazionali americane delle transazioni online ma anche del retail va ridefinito, non ci può essere una così ampia libertà nel condizionare l’economia dell’Italia e dell’Europa intera.

Sarà difficile cambiare le abitudini rapidamente consolidate, ma una più equa concorrenza andrà a riequilibrare l’offerta e la domanda, mettendo sul piatto il valore aggiunto del servizio e della consulenza che non fanno rimpiangere l’acquisto.

In questa ormai irreversibile trasformazione si inserisce la necessaria evoluzione dell’utilizzo degli spazi all’interno della città, della mobilità urbana ed extraurbana, della naturale previsione di possibili e ulteriori pandemie nei prossimi anni. Le città dovranno necessariamente affrontare importanti interventi di riqualificazione che coinvolgeranno uffici, interi quartieri e ampie aree urbane fino a marzo 2020 vissute in maniera totalmente diversa. Temi, questi, che come Camera di commercio Venezia Giulia stiamo già affrontando e considerando e che saranno parte rilevante dei contenuti del primo Festival del Cambiamento in fase di elaborazione assieme a The European House-Ambrosetti.

di Antonio Paoletti, presidente della Cciaa Vg

Venezia Giulia, laboratorio del cambiamento

26 Febbraio 2021 | Di |

La Venezia Giulia sarà il laboratorio del cambiamento. È quanto emerso dallo studio realizzato dalla Camera di Commercio e The European House – Ambrosetti e denominato “Venezia Giulia 2025. Strategie e azioni per la competitività della Venezia Giulia”. Una analisi completa e concreta risultato di sintesi dell’unione tra i contributi degli stakeholder del territorio e i dati e gli indicatori socio-economici di riferimento.

Come Camera di Commercio abbiamo inteso effettuare una approfondita mappatura della situazione di partenza e degli impatti della crisi da COVID-19 sul sistema economico-sociale, elaborando assieme ad Ambrosetti proposte di azioni per favorire la ripresa del territorio. Proposte che abbiamo messo a disposizione della politica, delle Istituzioni e delle imprese per costruire assieme il futuro di questo territorio in sintonia e sinergia con tutto il Friuli Venezia Giulia. E questo lavoro sta generando numerosi contributi e suggerimenti per andare a completare una visione che passo dopo passo verrà migliorata e integrata.

Nell’elaborare il documento sono state raccolte le testimonianze di imprenditori, organizzazioni sociali e sindacali, Istituzioni pubbliche e private, insomma di una ampia platea di donne e uomini che quotidianamente operano nelle proprie rispettive realtà. Un percorso diffuso e condiviso che ha toccato con mano le criticità del momento e le conseguenze generate dall’emergenza sanitaria da COVID-19, proprio perché abbiamo inteso ragionare e valutare con Ambrosetti lo scenario attuale più coerente e rispettoso delle necessità delle imprese e dei cittadini.

In rapporto alla popolazione, le imprese della Venezia Giulia generano un fatturato superiore del 31% alla media regionale, con investimenti in crescita del +62% negli ultimi 5 anni; la logistica e il trasporto navale sono un asset strategico, con Gorizia e Trieste prime province d’Italia per export della cantieristica navale (45% del totale nazionale) e Trieste 1.o porto per movimentazione merci. Un ruolo chiave è svolto dal sistema dell’innovazione: Trieste è la “Città della Scienza”, con centri di ricerca e formazione di eccellenza e 37 ricercatori ogni 1.000 abitanti. Occorre allo stesso tempo intervenire su alcuni punti d’attenzione, come ridurre i gap tra i territori di Trieste e Gorizia (divari di ricchezza fino al 30%) e contrastare la tendenza allo spopolamento e invecchiamento demografico e la “fuga dei cervelli”.

L’analisi ha permesso di identificare 4 competenze distintive della Venezia Giulia su cui incentrare la strategia competitiva del territorio: logistica e navalmeccanica, commercio, scienza e innovazione, turismo. A queste competenze corrispondono 9 linee di indirizzo per lo sviluppo della Venezia Giulia, tra cui: integrare la specializzazione sulla Logistica e Navalmeccanica (focus su start-up e formazione sull’economia circolare applicata alla nautica); consolidare il ruolo strategico del territorio come piattaforma logistica integrata del centro Europa (nave, treno, gomma, aereo), potenziando il ruolo del Porto di Trieste; rafforzare l’attrattività verso i turisti (anche grazie alla leva del futuro Parco del Mare a Trieste) e i giovani talenti; valorizzare le vocazioni di Gorizia e Monfalcone rispettivamente su commercio e su nautica di lusso e refitting; ottimizzare e monitorare la capacità di innovazione delle eccellenze presenti; organizzare un innovativo «Festival del Cambiamento» a cadenza annuale per affermare la Venezia Giulia come luogo di riferimento dello studio e discussione delle trasformazioni dei territori e delle società del futuro. E dalle prossime settimane partiremo per costruire i contenuti del primo appuntamento.

di Antonio Paoletti
Presidente della Cciaa Vg

Parco del mare di Trieste, finalmente si parte

23 Dicembre 2020 | Di |

I PROPONENTI ICOP SPA, ICCREA BANCAIMPRESA, COSTA EDUTAINMENT HANNO PRESENTATO ALLA CAMERA DI COMMERCIO IL PROGETTO E IL CO-FINANZIAMENTO PRIVATO PER REALIZZARE IL GRANDE ATTRATTORE COLLEGATO AL MARE CHE TRIESTE ATTENDE DA 15 ANNI. CON IL FINANZIAMENTO DI 8 MILIONI DELLA REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA INSERITO NELLA LEGGE DI STABILITÀ, È DEFINITO IL PIANO FINANZIARIO

Potremmo dire che si è trattato di una tipica storia italiana, ma scopriremo che non è stato proprio così. Dopo 15 anni abbiamo inteso far parlare i fatti, ovvero gli investitori che hanno presentato un progetto e una proposta concreta di partenariato pubblico-privato per la realizzazione del Parco del Mare di Trieste. Finalmente Trieste avrà il suo grande attrattore collegato al mare, grazie a una condivisione unica di intenti tra il privato e il pubblico, in un momento storico in cui si intende dare speranza e tracciare il futuro socio-economico di questi territori.

Una visione per la costruzione del futuro hanno ricevuto la piena condivisione della Regione Friuli Venezia Giulia, del Comune di Trieste e dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, affiancate alle tre imprese promotrici del progetto, ovvero Icop Spa, Costa Edutainment Spa e Iccrea BancaImpresa.

A concludere definitivamente l’architettura finanziaria mista pubblico-privato il contributo di 8 milioni di euro confermato e inserito a bilancio dalla Regione Friuli Venezia Giulia la scorsa settimana e che andrà ad affiancare la quota di finanziamento della Camera di Commercio Venezia Giulia. Una atto importante per il quale ringrazio la Giunta, il presidente Fedriga e gli assessori Zilli, Roberti, e Bini che hanno con i propri uffici hanno analizzato il progetto in tempi molto stretti. Ora ci aspettano mesi in cui vi sarà una intensa collaborazione con il Comune di Trieste, che con il sindaco Dipiazza ha sostenuto il Parco del Mare anche in chiave di definitiva riqualificazione urbanistica di un’area abbandonata a poche centina di metri da piazza dell’Unità d’Italia e che costituisce un pessimo biglietto da visita per le centinaia di migliaia di crocieristi che attraccano alla Stazione Marittima.

Sì, certo, ancora oggi ci sono quelli che invocano una mancata sostenibilità economica o altre criticità, per cercare di appannare la bontà di un grande progetto di sviluppo per questa città. Ma anche questa volta la risposta la danno gli investitori che, evidentemente, prima di mettere in campo 24 milioni di euro, avranno ragionevolmente pensato bene il progetto e avranno ponderato con altrettanta attenzione l’investimento. Investimento a cui, peraltro, partecipa un istituto finanziario quotato in Borsa. Insomma, è stato fatto l’ennesimo studio di fattibilità finanziaria, un atto sempre richiesto al progetto del Parco del Mare e, consentitemi, che se la stessa attenzione fosse stata prestata anche rispetto ad altre iniziative, magari avremmo qualche costo in meno per la collettività.

Per arrivare a questo punto i problemi che di volta in volta sono emersi hanno creato un percorso ad ostacoli complesso. Tra tutti, proprio nel finale, l’esistenza di un vincolo urbanistico sull’area della Lanterna in vigore dal 1961, ma non rispettato dai soggetti che hanno edificato e ampliato edifici esistenti da quella data ad oggi. Ora possiamo affermare che proprio grazie al nostro progetto tutta questa problematica è stata riconsiderata dalla Soprintendente per i Beni artistici e architettonici del Friuli Venezia Giulia, Simonetta Bonomi, con una revisione delle regole che rispettando il faro della Lanterna, sana in maniera definitiva tutto ciò che esiste in quell’area. Un’area che nella zona denominata Porto Lido è in uno stato di grande degrado e chiusa da cancelli e reti che in futuro verranno abbattuti per dare vita a un prolungamento delle Rive triestine e ampi spazi pubblici aperti alla cittadinanza.

Trieste si riappropria di un ulteriore molo e una magnifica passeggiata sul mare, lungo una struttura che con il suo grande acquario diventerà attrattore turistico e di investimenti per il capoluogo giuliano e per l’intero Friuli Venezia Giulia.

di Antonio Paoletti
Presidente della Cciaa Vg

Con Gorizia pensando al futuro ma facendo chiarezza sulla proposta per il Mercato coperto

9 Ottobre 2020 | Di |

Il ruolo della Camera di Commercio è quello di concorrere a creare e a promuovere lo sviluppo socio-economico del territorio di competenza.

Per tale ragione abbiamo inteso contribuire a creare le precondizioni di sviluppo sociale e di crescita economica della città di Gorizia per costruire assieme il futuro. Sul territorio isontino la Giunta camerale e la Giunta camerale Integrata hanno individuato e sostenuto anche finanziariamente lo sviluppo di alcuni asset strategici come l’Università, la Sdag-Interporto di Gorizia accrescendone il ruolo nella logistica integrata regionale, l’integrazione dei Consorzi industriali, la promozione del contesto cittadino per la valorizzazione del settore del commercio di Gorizia, lo sviluppo del territorio del Collio, la realizzazione di un centro promozionale delle tipicità del territorio di Gorizia che trasformi il volto del Mercato coperto in centro città e lo faccia diventare un vero e proprio punto di qualificazione e valorizzazione delle tipicità del territorio isontino.

Creare un autentico attrattore turistico-economico, fondato sulle eccellenze dell’agroalimentare e sulle peculiarità enogastronomiche del territorio, baricentro di un’area ampia anche transfrontaliera: è questo l’obiettivo della Camera di Commercio per il Mercato coperto, valorizzandone la funzione esistente, come da tempo richiesto dagli operatori che vi operano.

La Giunta camerale non ha mai pensato a una semplice manutenzione – ordinaria o straordinaria – ma esclusivamente a una riqualificazione della struttura che consenta di rinnovare e adeguare il Mercato alle moderne esigenze dei consumatori per renderlo, in virtù della sua posizione, anche anello di congiunzione in un ideale percorso che colleghi Parco Coronini, piazza Vittoria, Castello, Castagnavizza quali ideali simboli anche turistici della città.

Sono state accantonate le risorse sia per studiare la fattibilità del nostro obiettivo che – eventualmente – per dare gambe concrete allo stesso. Non siamo nelle condizioni, quindi, come in passato, di pensare progetti che non abbiano già le risorse per realizzarli.

Abbiamo incaricato per lo studio di fattibilità un qualificato architetto di Gorizia che conosce le caratteristiche della città anche da un punto di vista urbanistico, insegnando nella facoltà dell’Università di via Alviano, che vive la città, conosce le sue abitudini e le problematiche della stessa, e che ha già composto un piano complessivo di pianificazione strategica di Gorizia e dell’Isontino.

Si è da sempre intesa la qualificazione del Mercato come un progetto imprenditoriale, ovvero che, una volta ultimato, potesse garantirsi autonomamente l’autosufficienza del mantenimento.

Lo studio commissionato ha sempre voluto essere una proposta PRO e mai CONTRO. Una proposta, un’idea per la città, per le imprese, per i cittadini. E soprattutto per gli operatori del Mercato che sono le imprese che fanno parte della Camera di Commercio. L’Ente camerale non potrebbe mai operare contro coloro che rappresenta.

È una proposta, un’offerta che la Camera di Commercio voleva presentare già mesi orsono, era perfettamente pronta a farlo. Ha dovuto scontare i termini del Covid, superandoli in una convocazione odierna per smentire con carte e fatti notizie infondate (vedi viaggio a Madrid mai fatto) e incanalate ad arte per ragioni politiche che non appartengono ad un Ente economico come la Camera di Commercio.

La Camera rimette con assoluta serenità la proposta fatta per la crescita della città e a garanzia dell’attività degli operatori alle decisioni del Consiglio comunale di Gorizia, organo che governa la città, adeguandosi alle decisioni che lo stesso vorrà assumere approvando o disapprovando i contenuti della proposta stessa.

di Antonio Paoletti
Presidente della Cciaa Vg

Sarà una ripresa lenta ma servono gli strumenti per riprendere la corsa

26 Giugno 2020 | Di |

GLI EFFETTI DEL LOCKDOWN PER ALCUNI SETTORI SONO DIFFICILI DA FAR SCOMPARIRE. SERVONO SCELTE CORAGGIOSE E UNA BUROCRAZIA CHE AFFIANCHI LE IMPRESE. FONDAMENTALE IL RUOLO DEI CONFIDI DURANTE L’EMERGENZA.

È una ripresa lenta e ancora molto in salita. Il lockdown ha lasciato dei solchi che saranno difficilmente colmabili e i cui reali effetti sul futuro delle imprese si vedranno nei prossimi mesi. Se da un lato il 50% del Paese non si è mai fermato, l’altro 50% fatto di commercio, turismo, servizi, pubblici esercizi e molto altro ancora ha vissuto un blackout economico totale. Per certi settori la ripresa seppure lenta sarà graduale, per altri l’emergenza Covid-19 mette in serio pericolo l’esistenza.

Con l’Help desk internazionalizzazione e Ripartire Impresa il sistema camerale italiano ha fornito nell’emergenza servizi informativi fondamentali per le imprese che operano sui mercati internazionali e nazionali. Con una digitalizzazione spinta le Camere di Commercio hanno cercato di agevolare il più possibile gli imprenditori. Con una forte azione propositiva abbiamo presentato al Governo il progetto con misure a supporto del turismo denominato “Bonus Italia” per ridare vita al Turismo nazionale, ma non siamo stati ascoltati. Unioncamere ha proposto una detrazione fino al 50% delle spese per le vacanze trascorse in Italia per tutti i contribuenti ma non ne è uscito nulla. Il Governo ha preferito un provvedimento che prevede per alcune fasce di reddito un “bonus” vacanze da 150 euro, l’80% dei quali va anticipato come sconto dall’impresa. Di conseguenza si chiede al sistema nazionale del turismo con molti alberghi che peraltro non hanno ancora aperto, di non incassare liquidità a fronte dei servizi offerti, dopo che gli imprenditori hanno usato i loro soldi per anticipare ferie e cassa integrazione ai propri dipendenti. Il tutto, mentre le stesse imprese attendono l’erogazione dei 25.000 euro di finanziamenti garantiti al 100% previsti dal Decreto Liquidità dell’8 aprile 2020. Direi che qualcosa non funziona.

La ripresa dev’essere agevolata perché si deve risalire la china. Se a livello locale e regionale le risposte sono state rapide, manca ancora una velocizzazione dell’azione governativa. Comuni e Regioni sono intervenute immediatamente e concretamente, mentre a più di due mesi dal Decreto Liquidità cominciano ad essere erogati appena ora i primi prestiti garantiti. È necessario sburocratizzare e dare fiducia alle imprese, altrimenti non si andrà da nessuna parte. A livello nazionale le Associazioni di categoria hanno amplificato la richiesta dei territori, perché concentrando troppe decisioni a livello romano si rallenta il meccanismo degli aiuti. Serve una mano da tutti, anche dalle imprese e dalle istituzioni che gradualmente devono far rientrare i propri collaboratori negli uffici. Lo smart working va ridefinito in maniera equilibrata, rigenerando la vita nelle città, ritornando alla quotidianità che attraverso colazioni o pranzi veloci sosteneva il sistema dei pubblici esercizi, ma consentiva anche acquisti veloci nei negozi o uno shopping serale piuttosto che la frequentazione di palestre, centri estetici ed altro ancora. Il ritorno alla normalità ci deve vedere impegnati su ogni aspetto della vita quotidiana, perché solo ritornando alla normalità pre-emergenza il sistema Italia potrà sopravvivere.

I Confidi regionali e, in particolare della Venezia Giulia, hanno dato risposte immediate a sostegno della liquidità delle imprese. Con gli interventi della Regione Friuli Venezia Giulia e della Cciaa Vg o diretti o attraverso il Fondo Gorizia, l’immissione di liquidità nel sistema è stato veloce. All’interno di questa edizione di Venezia Giulia Economica trovare nel dettaglio gli interventi e i milioni di euro di investimenti generali. Confidi Trieste e Confidi Gorizia hanno messo in rete un’azione concreta ed efficiente che si concretizzerà il prossimo 6 luglio nella fusione dei due consorzi di garanzia in una unica realtà della Venezia Giulia con enormi potenzialità di supporto alle imprese.

La ripresa produttiva e turistica non può prescindere da una ripresa dei collegamenti. Lascia sgomenti assistere al disinteresse della nostra compagnia di bandiera Alitalia che non ha ancora attivato un solo volo con Roma e l’hub di Fiumicino che consentirebbe a molte persone di raggiungere il Friuli Venezia Giulia per motivi di lavoro o per scopi turistici. Che dire poi dei collegamenti ferroviari che dopo numerose insistenze rivede l’attivazione di una linea diretta con un Frecciarossa in partenza alle 6.42 del mattino. Ci sentiamo davvero dimenticati.

di Antonio Paoletti
Presidente della Cciaa Vg

Il presidente Paoletti lancia il grido d’allarme delle imprese: «Liquidità! Liquidità! Liquidità!»

23 Aprile 2020 | Di |

Liquidità, liquidità, liquidità! È questo ciò che serve adesso e non dopodomani alle imprese. Tante le garanzie ma la realtà è che ancora nelle casse delle imprese non è arrivato nulla, mentre in Europa vari Paesi sono intervenuti con iniezioni immediate di “contante” nei conti correnti delle aziende.

I giorni passano e non basta il Decreto Liquidità per ridurre la rigidità di alcune Banche nazionali nell’erogare prestiti seppure garantiti attraverso i Confidi a o altri Fondi statali. La burocrazia ingessa lo sviluppo economico e complica la drammatica situazione che stiamo affrontando: è qui che si deve intervenire con una norma che elimini la burocrazia superflua che sta peggiorando l’emergenza.

Servono contributi a fondo perduto come ha anticipato il ministro Stefano Patuanelli con l’auspicio che nel Decreto di Aprile questa posta sia inserita con anche una soglia superiore ai 25.000 euro per quelli garantiti al 100%. Il Decreto Liquidità del Governo italiano è un primo passo ma serve molto di più e subito. La moratoria fiscale a tutti i livelli va estesa all’intero 2020, va azzerata la burocrazia e incrementata la cassa integrazione e le indennità a professionisti e lavoratori autonomi. È fondamentale avere la consapevolezza che le imprese del turismo, dei servizi, del commercio, dell’autotrasporto con annesse filiere come, ad esempio, l’abbigliamento e l’automotive contano decine di migliaia di realtà imprenditoriali a rischio chiusura.

Dal 12 marzo con il lockdown sono migliaia le imprese che non fatturano un euro pur avendo continuato a pagare fornitori, dipendenti e generando una liquidità in banca con segno negativo. Ebbene, a queste imprese, a detta degli Istituti di credito, non spetterebbero i 25 mila euro del decreto liquidità – che comunque non sono a fondo perduto, bensì un prestito con interessi – perché dall’importo devono prima essere detratti gli eventuali flussi negativi sui conti correnti. Ma dove andiamo così? Le Banche devono essere lungimiranti se vogliono far ripartire il mercato e non guardare solo al loro flusso di cassa in questo momento.

Sul fronte delle garanzie ci siamo mossi per tempo come Camera di Commercio attraverso i Confidi Trieste e Confidi Gorizia che assicurano al 100% e con l’Ente camerale che finanzia fino a 2.000 euro i costi per le pratiche necessarie all’erogazione. Ma tutto ciò, in alcuni casi sembra non sia sufficiente, non rendendosi conto che questo atteggiamento sta strozzando il Paese.

Il Covid-19 fa anche strage di imprese

Aumenta la mortalità nel 1.o trimestre

L’Ufficio Studi di Unioncamere ha certificato in questi giorni che ci sono quasi 30mila imprese in meno nei primi tre mesi del 2020, contro un calo di 21mila nello stesso trimestre del 2019. Il bilancio della nati-mortalità delle imprese tra gennaio e marzo di quest’anno risente delle restrizioni seguite all’emergenza Covid-19 e rappresenta il saldo peggiore degli ultimi 7 anni, rispetto allo stesso arco temporale. Si tratta di un dato che evidentemente si riflette anche a livello territoriale e settoriale. Gli effetti conseguenti allo stato di eccezionalità in cui l’economia reale si sta muovendo appesantiscono il risultato di un bilancio che nei primi tre mesi dell’anno chiude sempre in rosso per effetto delle chiusure comunicate sul finire dell’anno precedente. Anche sul nostro territorio il trend negativo viene confermato. Dai dati estratti dall’Ufficio Statistica della Cciaa Vg nel corso del primo trimestre del 2020 in provincia di Trieste si è registrato un flusso di 322 iscrizioni di nuove imprese che vanno a contrapporsi a 368 cessazioni non d’ufficio. Nel territorio di Gorizia, a sua volta, conclude il trimestre con 148 iscrizioni e 245 cessazioni. Lo stock di imprese registrate al 31 marzo era di 16.057 in provincia di Trieste (di esse 13.822 attive), in diminuzione di 56 unità rispetto alla fine del 2019; per Gorizia il dato risultava di 9.973 (8.598 le attive) con un calo di 93 sedi. Il tasso di decrescita è al -0,29% in provincia di Trieste e al -0,96% in quella goriziana, da confrontare con il -0,50% medio italiano e al -0,76% della regione Friuli Venezia Giulia nel complesso.

Aperture graduali e in sicurezza Settori che trainano la ripresa

Non sarà facile tornare alla normalità. Dovremo convivere con questo Coronavirus per molto tempo ancora, ma il confronto tra le Camere di Commercio, le Istituzioni comunali, regionali e nazionali, le Associazioni di categoria e sindacali è continuo e a buon punto per definire un percorso il più possibile sicuro per il tessuto sociale ed economico italiano. Per far sopravvivere l’economia nazionale va ripresa la produzione, sostenuto il settore edilizio, programmato un turismo degli italiani in Italia in grado di dare ossigeno al commercio, ai pubblici esercizi e al terziario nel suo complesso. Azioni che gli imprenditori con le indicazioni sanitarie delle autorità competenti, metteranno in campo a tutela della salute dei cittadini, di loro stessi e dei propri collaboratori.

Servirà tanto orgoglio italiano, quello che questa drammatica emergenza ha fatto rinascere dentro tutti noi!

Camera di Commercio Venezia Giulia e Associazioni di Categoria hanno fatto squadra comune in queste difficili settimane per l’economia del territorio. In queste pagine alcune informazioni e riferimenti utili sulle attività e servizi in corso per le imprese in tempo di Covid-19.

Sangalli:«Le Camere di Commercio fanno sintesi per la crescita»

15 Luglio 2019 | Di |

CARLO SANGALLI, PRESIDENTE DI UNIONCAMERE, TRATTEGGIA NELL’INTERVISTA CHE PUBBLICHIAMO SU QUESTO NUMERO DI VENEZIA GIULIA ECONOMICA IL RUOLO E L’IMPORTANZA DELLE CAMERE DI COMMERCIO A SUPPORTO DELLE IMPRESE: L’ARTICOLAZIONE DEGLI ENTI CAMERALI GARANTISCE UN CONTATTO CON I TERRITORI E UN DIALOGO CONTINUO CON GLI IMPRENDITORI

Camere di Commercio e internazionalizzazione delle Pmi italiane: un ruolo fondamentale che il Ministero dello Sviluppo Economico ha nuovamente riconosciuto nella sua importanza.

Sono quasi 200mila le imprese che esportano in Italia, il numero più alto in Europa dopo la Germania, ma potenzialmente potrebbero essere molte di più. Facciamo meno esportazioni di quelle che possiamo e più innovazione di quanto pensiamo. Le Camere di Commercio hanno gli strumenti, la rete e le competenze per essere i caselli di entrata e di uscita dell’autostrada dell’internazionalizzazione, in particolare per le tantissime piccole imprese potenziali esportatrici. Abbiamo infatti Promos Italia, la società del sistema camerale specializzata su questo tema. E abbiamo una rete ramificata in 55 Paesi del mondo grazie al sistema delle Camere di Commercio italiane all’estero.

Articolazione camerale e contatto con i territori, quali nuovi stimoli per i tessuti economici.

Le Camere di Commercio non sono «enti locali», sono autonomie funzionali, istituzioni pubbliche che svolgono un ruolo di sintesi istituzionale tra le funzioni economiche del territorio. Spesso, è vero, hanno fatto da apripista nella riorganizzazione geografica dello Stato. Negli ultimi anni hanno seguito un percorso di riforma che ha richiesto in tanti casi di mettere insieme storie e presenze, semplificando in maniera non sempre semplice e raramente scontata. Tuttavia, la grande sfida di prossimità per stimolare il tessuto economico è rimanere capaci di intercettarne vocazioni e funzioni.

Digitalizzazione delle imprese e Punti Impresa Digitale: una strategia vincente.

Già oltre 40.000 imprenditori hanno potuto beneficiare dei PID (Punti Impresa Digitale), le strutture di servizio localizzate presso le Camere di Commercio dedicate alla diffusione della cultura del digitale nelle Piccole Medie Imprese di tutti i settori economici. Al network di punti «fisici» si è affiancata una rete «virtuale» di strumenti digitali a disposizione degli imprenditori. D’altra parte, digitalizzazione, turismo e alternanza scuola-lavoro rimangono i tre grandi asset sui quali l’ultima riforma ha indirizzato il lavoro delle Camere.

Unioncamere, logistica e trasporti: quale ruolo per il Sistema camerale nazionale?

Le infrastrutture, materiali e immateriali, sono una condizione di base per l’economia del Paese. Deficit di infrastrutture significa mancanza di connessione, materiale e immateriale, dentro al Paese, con l’Europa e con il resto del mondo. Il sistema camerale si è sempre impegnato per contribuire alla realizzazione ed all’ammodernamento del sistema infrastrutturale nel nostro Paese: tanto che se oggi molti territori sono dotati di porti, aeroporti, interporti, mercati, fiere, arterie di grande viabilità, lo si deve anche alla capacità di proposta e all’impegno finanziario delle Camere di Commercio. Creare un focus sul tema trasporti in Unioncamere significa cercare di mettere a rete il tema delle reti.

La Camera di Commercio Venezia Giulia è punto di riferimento nella costruzione della logistica integrata del Friuli Venezia Giulia: gli enti camerali fanno dialogare Istituzioni e imprese su progetti di sviluppo condivisi.

Trieste e Gorizia, terre di confine, sono da sempre una terra di incontro, che -per geografia e storia- vive all’incrocio di flussi logistici e di trasformazioni innovative. Come dicevo, le Camere di Commercio sono per loro natura delle istituzioni di sintesi e per storia dei laboratori di sviluppo: sono, insomma, istituzioni pienamente efficienti nello spirito e nell’approccio.

 

L’occupazione a Trieste viaggia in linea con la Ue

24 Maggio 2019 | Di |

Conoscere l’economia del proprio territorio e capirne la portata attraverso i “numeri”: con questo obiettivo iniziamo da questo numero degli approfondimenti realizzati grazie al contributo del Centro Studi e Statistica della Camera di Commercio Venezia Giulia. Andremo di volta in volta a tratteggiare quelle che sono le caratteristiche dei territori delle ex province di Trieste e Gorizia, sia singolarmente che come area vasta della Venezia Giulia. In questo primo approfondimento abbiamo preso in considerazione i dati relativi al mercato del lavoro nell’area triestina. Dati da cui emerge una situazione che consente un moderato ottimismo verso il futuro.

In particolare, per quanto riguarda l’area triestina, il tasso di occupazione al 67,9%, che risulta essere il risultato migliore dal 2004, sta a confermare quanto il capoluogo regionale stia vivendo un momento di grande crescita. Le azioni svolte a livello pubblico e privato, capaci di attrarre nuovi e crescenti investimenti, vengono confermate dal considerevole balzo in avanti del turismo. Trieste è diventata destinazione turistica, non lo dimostrano solo le persone che si vedono girare per la città, ma lo testimoniano i continui investimenti nel settore commerciale, della ristorazione e della ricettività non solo alberghiera.

Possiamo finalmente affermare che Trieste sta risalendo la china. Non lo diciamo solo noi: in una graduatoria nazionale dell’Istat del 2018 nella quale per tasso di occupazione risulta al primo posto la provincia di Bolzano (73,5%), seconda Bologna (72,4%), con ad esempio Milano al 69,5%, il tasso di occupazione di Trieste si colloca in 20.a posizione sulle 108 province della Penisola.

Tale tendenza si rispecchia nel 2018 anche nel resto dell’Europa considerata a 28 Paesi. Un’analisi a più ampio raggio, infatti, svolta da Eurostat attesta che nel 2018 nell’EU-28 si è raggiunto il più elevato tasso di occupazione dal 2005, quel 73,2% che ormai si avvicina al 75,0% che è l’obiettivo stabilito per l’area dal Consiglio d’Europa. Parametrati ai dati Eurostat (che utilizza un tasso di occupazione diverso e calcolato per la fascia di età 20-64 anni) la Germania è al 79,9%, la Slovenia al 75,4 e l’Italia al 63,0. Trieste, invece, con questo criterio di calcolo, arriva al 72,3%, ovvero solo 2,7 punti percentuali in meno rispetto a quanto il Consiglio d’Europa si è prefissato di raggiungere nell’area a 28 Paesi entro la fine del 2020. E permettetemi di essere ottimista.

di Antonio Paoletti

Presidente della Cciaa Vg